Centri di immigrazione con identificazione impronta digitale

Attuazione legge Parlamento Ue con gestione impronte digitali per gli immigrati


Un anno fa, a maggio 2017 è stato dato il via libera all'utilizzo delle impronte digitali come strumento di identificazione di tutti gli immigranti, richiedenti asilo politico che transitano dai tanti centri di accoglienza in Italia e tutta Europa. Attualmente però stanno sorgendo problematiche dovute ai diversi sistemi di raccolta utilizzati nei primi anni, che di fatto non permettono una facile ricerca e comparazione dati.

Nel 2017 la commissione delle libertà civili si era espressa in merito alla revisione del sistema Eurodac, il database con le impronte digitali dei richiedenti asilo.

Gli eurodeputati hanno votato perché l'Europol avesse accesso diretto all'Eurodac per prevenire attacchi terroristici e crimini comuni. Momento spartiacque che ha dato l'avvio ai sistemi di acquisizione impronte, anche per i bambini ma di età superiore a 6 anni. Nella regolamentazione, gli eurodeputati precisano che “le impronte digitali devono essere prese in modo adeguato, da parte di personale che ha ricevuto una formazione sensibile verso i minori”, che “il minore dovrà essere accompagnato da un adulto responsabile” e che sarà inoltre proibita la detenzione.

Bloccare le sparizioni di minori

Il nuovo sistema vuole bloccare il dilagarsi delle sparizioni di minori dalle strutture di accoglienza, oltre alle impronte digitali il sistema dovrebbe rendere possibile anche la ricerca e la comparazione di immagini facciali e altri dati personali, come il nome e il numero del documento di identità. Sul tema dei minori stranieri non accompagnati, Unicef e Cnr-Irpps, l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, hanno presentato il rapporto “Sperduti”: nel 2016 sono stati 28.223 quelli sbarcati sulle coste italiane, su un totale di 181.436 persone. Il dato supera quelli registrati negli anni precedenti, e a crescere è anche il numero dei minori dei quali si sono perse le tracce dopo il loro arrivo: nel 2016, 6.508 quelli scomparsi nel nulla. Nel 2012 erano 1.754. La maggior parte di loro sono egiziani, eritrei, somali e afghani.

Serve un salto di qualità

2018 - Nel suo rapporto periodico la Commissione Migranti è chiara: serve un salto di qualità. Dopo un'attenta ricognizione delle banche dati esistenti, sia a livello italiano (gestite dalle diverse Amministrazioni competenti: innanzitutto quelle del Ministero degli Interni, ma anche dei Ministeri della Giustizia, della Salute, degli Esteri, del Lavoro, nonché dell’Inps, dell’Inail etc) che europeo (in particolare la banca dati Interpol, il SIS – Sistema Informazioni Schengen – i sistemi di raccolta e riconoscimento delle impronte digitali – rispettivamente EURODAC e AFIS – e il VESTANET – banca dati delle informazioni ); purtroppo si tratta di banche dati create in tempi diversi, per far fronte alle esigenze specifiche delle singole Amministrazioni, aggiornate con tempistiche differenti, e non destinate immediatamente alla loro divulgazione, ciò che non consente la loro comparabilità ed immediata comprensione.